
Critico enogastronimico, giornalista e poliedrico divulgatore, Leonardo Romanelli fa il suo esordio nel mondo dell’arte concettuale, senza la presunzione di creare un successo estetico, ma con l’obiettivo di comunicare, incuriosire, avvicinare, chi si approccia al mondo del vino e far riflettere chi di questo ambiente ne ha fatto la sua vita.
Il periodo di restrizioni e preoccupazioni lo ha portato ad un esame intimo e critico ed il gioco di parole si fa assai calzante, nell’approccio al vino. Liberando freni inibitori e dando sfogo alla creatività, si è cimentato in un racconto del vino lontano dalle consuetudini e convenzioni. Ricicla così materiali abbandonati, trasforma scuri e finestre dismesse ed altri oggetti non più utilizzati, catapultandoli in un mondo di colori e vivacità, come in una briosa ebrezza alcolica.
Quando lo abbiamo incontrato il suo entusiasmo è stato contagioso, ci ha preso per mano e mostrato come il vino può essere ispirazione nelle sue componenti, riflessi, colori, sensazioni tattili e storie.
Emerge il suo entusiasmo nel raccontare l’idea, che con emozione lo accompagna nel materializzare concetti, un nuovo modo per esprimersi.
Nessuna pretesa d’artista, questa esposizione è il frutto di una metamorfosi emotiva che ha portato Leonardo Romanelli a sperimentare senza lacci, talora con ironia e talora con turbamento.